Dieta fallimentare: due storie e 3 motivi della disfatta
Giovanni è un uomo di 55 anni, padre e marito.
Quando era giovane aveva giocato a calcio per molti anni e il suo peso era nella norma, considerata l’altezza.
Man mano che gli anni passavano, aveva cominciato a mettere su peso pur non abbandonando mai la sua “dieta da calciatore” la quale principalmente consisteva nel favorire l’aumento della massa corporea…90 kg, 115 kg, 140 kg. Ad oggi, Giovanni è clinicamente obeso e soffre degli effetti tipici di questa condizione- calo della libido, disturbi del sonno, apnea notturna, diabete e pressione alta. Dice “Mi sono fatto seguire da un personal trainer per circa un anno, ma non ho perso molto peso. Sono rimasto obeso. Cosa mi sta succedendo? Non ne ho idea”. E ancora “ Seguivo la dieta quotidianamente, ma continuavo a fallire…è vero, mi capita spesso (per noia o per stress) di buttarmi nel mio amato hamburger e nella mia immancabile birra.
Io comprendo che questa cosa rappresenta un ostacolo al mio processo di dimagrimento, ma non so come ri-programmare questo comportamento. In tutta onestà, penso solo di essere pigro e poco motivato, e stanco di fallire di nuovo”.
Giovanni fallisce il 100% delle volte non perché sia pigro (la pigrizia può essere soltanto considerato un fattore che rallenta il suo obiettivo, no la causa di tutto) ma, perché non si focalizza sulla causa sottostante, vale a dire l’uso “emotivo” che fa del cibo.
Non c’è dieta al mondo che possa aiutarlo se prima non prova a risolvere l’emotività legata all’alimentazione.
Rita è una giovane donna di 23 anni, ed è sovrappeso. Non pratica alcuno sport, non riesce a seguire una dieta dimagrante in modo vigoroso e fruttuoso. Sia la madre che il padre hanno problemi di peso e come essa stessa racconta, non l’hanno mai esortata a fare qualcosa per avere un buon peso-forma. “In casa non se ne parla, l’argomento magrezza è tabù….quando vado in giro con mia mamma, ci fermiamo in un bar e prendiamo sempre qualcosa di dolce, tipo una brioche alla crema e un succo di frutta….non è tanto il mangiare dolciumi di tanto in tanto, è non riuscire a fare altro che mangiare cose zuccherate….se provo a deprivarmi di qualcosa, non resisto più di due giorni….”
Quello di cui non si rende conto Rita è che seguire una dieta sana, sia essa dimagrante oppure no, non implica alcun tipo di deprivazione!
L’organismo (eccezion fatta per chi ha dei precisi problemi di salute) ha bisogno di tutti i nutrienti….se non integriamo certe sostanze, il nostro cervello, programmato per garantire sempre l’omeostasi, lo richiede in modo spasmodico….il segreto sta nella moderazione e nella costanza, non nella deprivazione.
Diete fallimentari: due storie e 3 motivi della disfatta
Qui di seguito riporto 3 fra i motivi principali:
1) Forza di volontà vs scienza
Sfortunatamente, molte diete dimagranti innescano la sensazione di fame. Vi sono potenti meccanismi ancestrali compensativi che ci proteggono dal “morire di fame”, anche quando ci obblighiamo al digiuno. La fame cresce, la bramosia ancora di più e il nostro metabolismo rallenta per conservare energia. E’ proprio quello che fanno certi cibi: pochi grassi, tanti zuccheri….aumentano la fame e rallentano il metabolismo basale. Quindi meglio mangiare cibo sano per soddisfare l’appetito, assumere cibi proteici per colazione e non mangiare almeno per 3 ore prima di andare a dormire
2) Il fai da te
Non sempre mangiamo per soddisfare esclusivamente la sensazione di fame. Spesso ci rivolgiamo al cibo per alleviare lo stress o come ricompensa dopo eventi o giornate particolarmente intense. Ancora, il cibo e una sua cattiva gestione, sono il riflesso di disturbi alimentari quali bulimia, binge eating ecc… Qualora ci si renda conto di avere forti difficoltà nella gestione del proprio personale rapporto con il cibo, è utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto di alimentazione, per intraprendere un percorso finalizzato alla gestione e al superamento del problema.
Ricorda: chiedere aiuto non è segno di debolezza ma un modo per iniziare a fare i conti con le tue personali difficoltà.
Ancora, il corpo umano è un sistema complesso e vi sono molti fattori che influenzano il metabolismo. Le maggiori cause nascoste che ostacolano la perdita di peso sono anche quelle che provocano infiammazioni e altre problematiche. Fare da soli, rischia soltanto di creare ulteriori danni al tuo organismo. Affidati ad un dietista che possa seguirti in un percorso alimentare personalizzato.
3) Mancanza di un piano
La salute non è un miracolo che ti cade addosso dal cielo! Molti falliscono perché non “progettano la loro salute”, cioè manca una sorta di design salutista. Nel libro “The 10-day Detox Diet”, Mark Hyman spiega che progettare, significa creare le condizioni giuste per rendere facile un processo, un lavoro. Se non c’è un minimo di pianificazione il rischio è quello di andare incontro ad una dieta fallimentare.
Nel caso della dieta, si tratta di avere i cibi giusti a casa, un kit d’emergenza di cibo da assumere fuori casa, una tabella di esercizi da fare durante la settimana e così via. Inoltre, pare che fare le cose insieme a qualcuno, faciliti il tutto. Ad esempio, trovare un compagno di sport può fungere da stimolo.
Comincia con il programmare la settimana ogni domenica! La scienza della salute e della perdita di peso non è né un tabù né un mistero…certo le vecchie idee e abitudini sono dure a morire ma se inizia a riflettere su questi 3 aspetti, soprattutto cominciando a costruire giorno per giorno nuove abitudini (finché non diventano veri e propri stili di vita, da non poterne più fare a meno), il fallimento e le recidive saranno solo un lontano ricordo
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