mangiare-e-sputare

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Mangiare e sputare: la dovuta informazione per un disturbo sottovalutato  

Il cibo per noi esseri umani svolge un ruolo fondamentale ed è ormai chiaro che non serve soltanto per nutrire il nostro corpo.

In questi anni di lavoro continuo con persone che manifestano problematiche alimentari, mi accorgo di quanto possano essere uniche e peculiari, le modalità utilizzate da queste stesse persone per compensare proprio col cibo, le loro fragilità-sofferenze. 

Un disordine del comportamento alimentare piuttosto bizzarro- forse poco conosciuto, ad esempio, è il chewing and spitting, masticare e sputare che consiste nel masticare il cibo per poi sputarlo senza deglutire.  

Questa pratica è diffusa soprattutto fra le giovani ragazze tra i 18 ed i 25 anni, la maggior parte delle quali la utilizza per mantenere la linea o comunque come uno stratagemma per perdere peso.   Nella versione precedente del manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali era relegato all’interno della categoria residuale dei disturbi NAS (non altrimenti specificati); viene descritto come “masticare ripetutamente e sputare, ma non ingerire, grandi quantità di cibo” e gli viene assegnata la sigla CHSP.  

Il boccone sprecato: un fenomeno ancora poco studiato

Nonostante la diffusione di questo disturbo, nella sua ultima versione -il DSM-5- riporta il CHSP solo come un sintomo dei più comuni disturbi del comportamento alimentare (DCA). Nell’International Journal of Eating Disorders (2006) è emerso che il 24,5% di coloro che soffrono di DCA è stato scoperto a masticare e sputare. Nonostante ciò può essere definito  “un sintomo trascurato”. Inoltre, una grossa fetta di pazienti ne anoressici, ne bulimici, soffre di questa patologia.  Personalmente, nella mia pratica clinica, l’ho vista associata alle seguenti condizioni: fobia del cibo e paura di vomitare, in seno ad un rapporto problematico col proprio corpo.

Il fatto che non vi siano informazioni corrette e complete rende questa patologia difficile da diagnosticare e non sensibilizza l’opinione pubblica a considerare la CHSP come un problema a se stante. La tendenza è quella di relegarla ad una semplice cattiva abitudine.  

Mangiare e sputare: la grande bufala

Tutto sommato nell’approcciare questo tipo di disturbo si può pensare che sia marginale e meno grave rispetto ai più noti, come per esempio l’anoressia e la bulimia e anche che le sue conseguenze siano meno disastrose; proprio, perchè è un problema sconosciuto, invece, rischia di diventare pericoloso

Se si digitano le parole mangiare e sputare o ancora masticare e sputare, su internet compaiono fra i primi risultati quelli delle persone che promuovono questo tipo di “pratica alternativa” per diminuire di peso, attraverso teorie che non sono ASSOLUTAMENTE affidabili, né a livello nutrizionale né a livello psicologico.

Bisogna ammettere che alla stragrande maggioranza delle persone piacerebbe poter gustare i propri cibi preferiti in grandi quantità senza ingrassare nemmeno un po’…l’idea è a dir poco allettante, ma le conseguenze per l’individuo sono devastanti.  

Mangiare e sputare: analisi del fenomeno

La pratica del mangiare e sputare (chewing and spitting) si presenta come un complicato e sconosciuto fenomeno, che si intreccia con:

  • le caratteristiche preponderanti dei disordini alimentari
  • lo stile comportamentale delle dipendenze
  • la compulsività tipica delle ossessioni. 

Se, infatti, la maggior parte dei soggetti comincia ad attuare questa pratica come un’alternativa alla dieta, molti di loro finiscono per trasformare questo comportamento in un automatismo, calandosi in una spirale di sofferenza e sensi di colpa.

Le conseguenze del masticare e sputare sono devastanti su diversi aspetti della vita della persona, elencherò le principali conseguenze nei prossimi paragrafi, ma prima una precisazione: 

Non funziona. Innanzitutto, è fondamentale precisare che è stato provato che la pratica di masticare e sputare non serve a diminuire il proprio peso corporeo…anzi 

Masticare e sputare fa ingrassare. 

Questo perchè…

  1. La digestione comincia in bocca: la prima fase della digestione ha luogo già nel palato. Descritto in maniera molto riduttiva: grazie all’azione di sminuzzamento meccanico dei denti e a quella biochimica della saliva, secreta da tre coppie di ghiandole salivari, il cibo già nel palato viene decomposto e assorbito dall’organismo. 
  2. L’inganno: siccome si pensa di non ingrassare , si mastica e sputa una quantità di cibo molto superiore a quella necessaria sia per fare un pasto o anche solo a togliersi lo sfizio. Il ragionamento errato di chi è vittima di questo problema suona, più o meno, nel seguente modo: “Perché darsi un limite se non si hanno conseguenze?”

Per il principio esposto in precedenza ovviamente questa modalità non funziona!

Mangiare e sputare: quali conseguenze?

Conseguenze fisiche

Oltre al fatto di non perdere peso, il soggetto CHSP andrà incontro a conseguenze molto gravi per la sua salute.   Innanzitutto, siccome per poter trarre il necessario da ogni alimento bisogna che il bolo passi attraverso stomaco e intestino, saltando queste tappe si rischia la carenza di nutrienti fondamentali al mantenimento delle funzioni fondamentali per il nostro equilibrio fisico.  

Questo problema può generare una serie di malesseri e di malattie che possono compromettere la salute del soggetto anche in maniera molto grave.

Inoltre, il fatto di portare comunque il cibo in bocca, attiva nell’uomo una serie di riflessi condizionati che provocano la produzione di succhi gastrici. Se si espelle il cibo prima di ingerirlo questi succhi risultano del tutto inutili ma rimangono nell’intestino e, proprio per la loro forte acidità, possono causare danni alla parete intestinale. Non è raro che chi soffre di questo tipo di disturbo incorra più avanti in forti bruciori e reflussi, fino -addirittura- ad arrivare a problemi come ulcere e gastriti. Infine, gli zuccheri che transitano in bocca in maniera sproporzionata rispetto al dovuto causano gonfiore delle gengive, carie e possibile caduta dei denti.  

Conseguenze psicologiche

Un aspetto psicologico da tenere in considerazione è il senso di colpa che si genera in queste circostanze: il comportamento adottato è del tutto irrazionale, inspiegabile e spesso provoca ribrezzo alle persone che lo praticano. Esse però non possono farne a meno e lo perpetuano nonostante siano consapevoli del fatto che non sia sano.

Ed è precisamente questo il motivo: se si fa qualcosa che non si vuole fare e ci si danneggia contro la propria volontà, si prova un senso di colpa che, a seconda della sua intensità, può avere effetti molto negativi sulla propria autostima.

 

Anche l’impatto di una considerevole mole di cibo masticato o l’atto stesso di comprare alimenti che si ha intenzione di sprecare, pone il soggetto in una situazione di estrema vergogna.  

Come abbiamo già detto, il chewing and spitting è anche uno dei disturbi che combina maggiormente l’invasività del disturbo alimentare con la compulsione tipica delle dipendenze fisiche e comportamentali.  

Il comportamento, reiterato più e più volte, diventa una compulsione: se non mette in pratica questo rito, la persona proverà inevitabilmente malessere fisico o disagio, rendendo di conseguenza il soggetto in questione “schiavo”.   Questo fenomeno è la manifestazione della dipendenza psicologica che si manifesta in una vera e proprio crisi di astinenza e può spaziare da un leggero senso di fastidio ad un vero e proprio dolore a seconda della gravità di quest’ultimo.  

Conseguenze economico-sociali

Come nella maggior parte dei disturbi, il chewing and spitting non impatta solamente sulla vita privata delle persone, ma si estende a tutta la sua esistenza influenzando alcuni campi -meno evidenti- ma fondamentali al benessere della persona.

Si potrebbe sostenere che mangiare e sputare presenta con il tempo una serie di effetti collaterali che ne rendono difficile la cura e peggiorano sensibilmente la qualità della vita delle persone che ne sono affette.   Ad esempio, il problema diventa anche di tipo “economico”.  Per mettere in atto il suo comportamento, spesso, la persona sceglie  cibi mono-dose (barrette di cioccolato, fette di torta ecc.) e quindi il costo di una scorpacciata è notevole: chi ne soffre infatti confessa di destinare una parte importante del budget giornaliero a questo tipo di acquisti (parecchie decine di euro al giorno).  

Un altro aspetto notevolmente implicato in questo disturbo è quello sociale: siccome il soggetto, tendenzialmente, si vergogna della sua particolare condotta alimentare, tenderà ad isolarsi per fare in modo di non incorrere in situazioni sociali in cui è implicato il cibo (prendere un caffè e una brioches, un aperitivo o una cena).   È uno di quei casi nei quali la solitudine e l’evitamento sociale sono sia causa che conseguenza del disturbo, e lo rafforzano quindi in un circolo vizioso che culmina con la lontananza di tutti i conoscenti e l’allontanamento da tutti gli affetti.

La maggior parte delle persone che soffre di questo disturbo, infatti, vive da sola o approfitta dei momenti di solitudine per attuare la sua falsa abbuffata.

Del resto, come si può condividere un momento importante dal punto di vista emotivo e sociale come è quello del pasto, se si ha un forte disagio nei confronti di ciò che si mangia?  

Mangiare e sputare: come affrontare e sconfiggere il disturbo  

Come già specificato, questo disturbo non è annoverato in maniera specifica in nessuno dei principali manuali diagnostici, quindi la letteratura scientifica disponibile è molto esigua.   Ciò non vuol dire che però non esistano metodologie di intervento efficaci: molti psicologi e nutrizionisti lavorano in team per la risoluzione del problema e per aiutare chi è vittima di questo disturbo a trovare un nuovo equilibrio.  

 

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Bibliografia

Journal of eating disorder: chewing and spitting (2006) Enciclopedia di psicologia di Umberto Galimberti (1999)     American Psychiatric Association (APA) (2000), DSM IV-TR.

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Masson, Milano, 2001. American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.

http://www.medicitalia.it/consulti/archivio/494065-chewing_and_spitting.html

http://minutrodivitalilla.blogspot.com/2017/06/chewing-and-spitting-il-disturbo.htmlù